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Biomasse da legno vergine o solide

La direttiva europea sulle rinnovabili definisce come biomassa “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura – comprendenti sostanze vegetali ed animali – dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.

Le biomasse forestali e vegetali costituite dagli scarti di origine vegetale sono una fonte di energia rinnovabile ed ecologica estremamente diffusa sul territorio. Il loro smaltimento, che un tempo era un costo da sostenere, oggi si è trasformato in un’opportunità per la produzione di energia elettrica. Opportunità ancora più incentivata quando l’approvvigionamento della biomassa avviene tramite il ricorso a quella locale, con un conseguente abbattimento dei costi e dell’inquinamento dovuto al trasporto.

La combustione di biomasse consente un bilancio nullo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Questo, perché la quantità di anidride carbonica liberata dalla combustione del legno è esattamente quella assimilata dall’albero durante la crescita, ma anche perché corrisponde a quella emessa dalla putrefazione delle piante abbandonate nel bosco.

Le centrali a biomassa, la cui combustione è alimentata da materiale legnoso di origine agricola e forestale, riproducono in scala industriale lo stesso processo che avviene nei caminetti di casa.
Con il vantaggio, però, che l’installazione di adeguati filtri impedisce alle ceneri di diffondersi nell’atmosfera.

Queste ultime, inoltre, sono un prodotto assolutamente naturale, che trova un eccellente impiego in agricoltura come fertilizzante.